L’Unione Europea a 6 mesi da Copenhagen: un nuovo Parlamento, una nuova Presidenza e una Leadership da mantenere. Post 1: i futuri impegni della Settima Legislatura Europea

11 06 2009

 

Gli “Ecologisti Europei” costituiscono l’unico tra i Gruppi politici dell’Europarlamento ad aver visto aumentare le preferenze ricevute rispetto alla legislatura precedente. Questo in base ai dati disponibili fino ad oggi, che non comprendono ancora la scelta di campo che gli eletti “indipendenti” (“others” nel grafico) compiranno prima del 14 luglio (sessione costitutiva del nuovo Parlamento) e che potete meglio consultare cliccando sull’immagine.

RISULTATI EUR_11 giugno

E’ una precisa domanda politica che i cittadini europei rivolgono alle loro istituzioni in materia di Ambiente ed Energia, quella che si riflette in tale risultato, nonché nella trasversale presenza in praticamente tutti i programmi elettorali di espliciti riferimenti a questi temi. Non si tratta dunque solo di una nuova sensibilizzazione della popolazione europea, o, come alcuni propongono, di un fenomeno di pura moda.

E tale risultato ci obbliga a porre, nelle pagine di questo blog, particolare attenzione all’impulso che l’UE sarà capace di imprimere alle politiche internazionali in tema di Sostenibilità Energetica. Per comprendere appieno la leadership che in tale ambito l’Unione Europea si è guadagnata, cercheremo di rendere conto anche delle fondamentali evoluzioni legislative avvenute nel corso della scorsa legislatura 2004-2009. Il tutto lo troverete sotto la nuova Categoria “L’Unione Europea e la Sostenibilità Energetica”.

Questo risultato, sempre lui, ci fa infine sperare per l’adozione di una posizione più ambiziosa dell’Unione nelle trattative internazionali per giungere, in dicembre a Copenhagen, al nuovo Accordo sul Clima. Come auspicato peraltro dal Commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, nel corso della recente Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno).

Per ora, l’adozione di nuove norme per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e per introdurre l’etichettatura energetica dei pneumatici rappresentano i primi impegni nell’agenda del nuovo Parlamento Europeo in ambito energetico-ambientale. La loro approvazione permetterà di completare la traduzione in legge, o meglio in direttiva, delle proposte contenute nel Pacchetto “Efficienza Energetica”, avanzato dalla Commissione Europea in data 13 novembre 2008 nell’ambito della sua “Second Strategic Energy Review – Securing our Energy Future“. Ricordiamo come l’approvazione di tale pacchetto abbia facilitato a sua volta la traduzione in direttive del precedente (del marzo 2007) Pacchetto Clima-Energia, meglio noto come 20-20-20, da parte del Parlamento Europeo, avvenuta in data 17 dicembre 2008. Avremo modo di discuterne. 

 

Per la discussione sugli impegni/limiti della Presidenza svedese subentrante, vogliate consultare il post 2.





Europe Ecologie: il successo insperato degli Ecologisti alle Elezioni Europee in Francia

8 06 2009

 

I Verdi Francesi hanno più che raddoppiato i loro seggi al Parlamento di Strasburgo: da 6, quattro anni fa, a 14 oggi. Tanto da imporsi come terzo partito francese, testa a testa con il Partito Socialista per il secondo posto dopo l’UMP di Sarkozy. Spazzato dunque via il MoDem, partito centrista di François Bayrou che alle scorse elezioni politiche aveva riportato saldamente il terzo posto, proponendosi quale alternativa e giocando a lungo, grazie al suo potenziale di alleanza, come ago della bilancia tra l’UMP di Sarkozy e il PS della Royale. Ecco i risultati disponibili alle ore 17:19 di oggi 8 giugno 2009: cliccate sull’immagine per ingrandirla.

EUROP FRE’ una federazione di partiti quella che ha riportato il successo in Francia: si tratta dei Verdi di Nicolas Hulot, degli Altermondisti di José Bové, di militanti del mondo associativo come Yannick Jadot, ex di Greenpeace, e di personalità come l’ex magistrata Eva Joly, sotto l’abile regia di Danhiel Cohn Bendit, guida storica del ’68 francese.

Una tale avanzata elettorale merita una discussione. Prima di riflettere sulle difficoltà per una tale galassia di rimanere unita, cerchiamo di analizzare le forze insite nel loro Programma.

logoL’uscita dall’attuale crisi impone la “conversione ecologica e sociale dell’economia”, una “transizione tra due mondi, tra due modelli di sviluppo, tra due civiltà” fondata sul principio di Protezione: protezione dei diritti fondamentali, sociali e ambientali, perché solo se i cittadini percepiranno un reale miglioramento del loro benessere, potranno acconsentire ad una tale transizione. Questo il fulcro del Programma intitolato “Contratto Ecologista per l’Europa“.

Esso propone 9 pilastri sulla base dei quali articolare tale transizione: Impiego, Agricoltura (tema carissimo alla rurale Francia), Energia, Salute, Biodiversità, Diritti Sociali, Diritti Umani, Conoscenza, Internazionale. E avanza 3 strumenti per realizzare questo cambiamento: un Patto Europeo di Cooperazione Ecologica e Solidale, un Consiglio di Sicurezza Economica, Sociale e Finanziaria europeo, responsabile davanti all’Europarlamento e un nuovo Processo Costituente per rifondare l’Unione Europea.

Che dire?

1) si tratta di un Programma estremamente ampio (68 pagine), che si prefigge di rifondare la Visione della convivenza sociale e dell’attività economica. L’intento non sembra quello di stravolgere i rapporti sociali in un’ottica prettamente di sinistra-estrema (per la discussione di questo punto leggete al 4)), quanto piuttosto quello di dar loro un nuovo significato maggiormente “a misura d’Uomo”;

2) è un Programma estremamente minuzioso, che entra molto nel concreto: vengono forniti dati cifrati e molto dettagliati su temi come il numero (e la destinazione) dei nuovi impieghi “verdi”, sulla riconversione ecologica dell’industria automobilistica, etc. (giusto per citare i primi);

3) quello che si propone è, ancora una volta, un New Deal ecologico e sociale che trae la sua forza dalla Crisi, come peraltro è sottolineato in apertura al Contratto stesso: piena convergenza dunque con il clima politico-ideale internazionale di questi ultimi mesi;

4) si tratta di un superamento importante di una visione tradizionalmente solo di sinistra dell’Ecologismo francese (ma propria non solo di quello francese, basti pensare all’odierna Lista Italiana Sinistra e Libertà che ingloba i Verdi): l’obiettivo è quello di assumere un’identità precisa e autonoma rispetto alle posizioni puramente sinistroidi (e in eterno conflitto interno per la gioia dell’esasperato cittadino francese -basti pensare alla batosta che quest’ultimo ha inflitto al Partito Socialista-). Per la trattazione di questo punto rimando ulteriormente all’articolo di Eco-Ecoblog al quale mi sono largamente ispirata;

5) Europe Ecologie ha fatto caro il tema del Cambiamento sul quale si è fondata nel 2007 la campagna presidenziale di Sarkozy: indubbia la notevole congruenza coi temi del cambiamento di Obama, ma ritengo che il dialogo sia più franco-francese e da questo generi una parte importante del successo riportato.





Elezioni Europee 2009: quale spazio per Energia ed Ambiente nei Programmi elettorali dei Partiti?

5 06 2009

 

Quali linee i nostri aspiranti euro-parlamentari si dicono pronti a seguire in merito alle Questioni Ambientale ed Energetica? In un periodo peraltro in cui tali temi sembrano al top dell’agenda politica internazionale?

Per ovvie ragioni, non intendo entrare nel merito di ogni proposta, bensì presentare ordinatamente (e fedelmente) tutti gli stralci di programma inerenti all’Ambiente e all’Energia per ciascuno dei partiti candidati. Le loro rispettive posizioni verranno presentate seguendo l’ordine normalmente adottato nei media (ahimé o ohimé ma una convenzione dovevo adottarla e ritengo che l’ordine alfabetico sia un po’ limitante).

Per dare un’idea della consistenza del tema Energetico-Ambientale all’interno dei rispettivi programmi, accanto al nome di ogni partito verrà indicata la lunghezza in pagine del programma stesso.

 

Il Popolo della Libertà (ca. 2 pagine)

Il PdL si presenta con il Manifesto del Partito Popolare Europeo, che ha sottoscritto nell’aprile scorso: esso si ripartisce in due sezioni, “Generare prosperità per tutti” e “Fare dell’Europa un posto sicuro”. In apertura alla prima si sottolinea come “Senza uno sviluppo economico sostenibile, non potranno esserci neanche la coesione sociale e la stabilità politica“. Nell’attuale momento di crisi, tra le priorità (ultima di 4) si annoverano gli investimenti in tecnologie verdi:

L’attuale recessione economica rappresenta un’opportunità per aumentare i nostri investimenti nelle “tecnologie verdi”. Vogliamo che l’Europa diventi il leader mondiale in questo settore, per potenziare la nostra crescita economica, creare più posti di lavoro e, allo stesso tempo, allentare la dipendenza europea dai combustibili fossili.

All’interno della seconda sezione, il primo sottocapitolo si intitola “Combattere il cambiamento climatico“: esso figura dopo un generale richiamo ad una politica Giustizia e Affari Interni comune. Eccone il testo:

 Fare dell’Europa il leader mondiale delle nuove tecnologie. La crisi economica deve servire da sprone per modernizzare le nostre economie e creare nuovi posti di lavoro sostenibili.

  •  La quota di energie rinnovabili deve rappresentare almeno il 20% del mix energetico entro il 2020.
  • L’energia nucleare deve restare un’opzione aperta agli Stati membri che vogliono ridurre le emissioni.
  • Deve essere messo in atto un sistema funzionante di scambio di quote di emissione come incentivo di mercato per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

 

Il Partito Democratico (17 pagine di testo)

Nella parte introduttiva, accanto ai benefici della globalizzazione, il PD ne ricorda anche i lati oscuri tra cui (in seconda e terza posizione su 5) “l’incertezza sul futuro degli approvvigionamenti energetici per i quali l’Europa é fortemente dipendente dall’estero; il problema dei cambiamenti climatici in un pianeta che si va surriscaldando e diventando sempre meno vivibile“.

Affinché l’Europa possa “restare competitiva sul piano globale“, il PD sottolinea la necessità di (seconda su 5) “riformare il bilancio dell’Unione orientandolo a investimenti in innovazione e ricerca, nelle infrastrutture, nella economia dell’ambiente e nella formazione” e (quinta su 5) “sviluppare politiche energetiche comuni“.

Il PD individua 10 priorità di cui la terza è “Per un’Europa protagonista della ‘green economy’ “. Ve ne riporto il lungo testo:

La sfida per combattere i mutamenti climatici ha parlato finora soprattutto europeo. Con l’avvento dell’amministrazione Obama si affaccia un protagonista importante che può aprire uno spazio nuovo di cooperazione e competizione nell’Occidente e con il resto del mondo. Il presidente Obama, nonostante i ritardi accumulati negli USA negli anni passati, ha immediatamente colto le connessioni tra politiche ambientali e rilancio dell’economia, tra la creazione di nuovi posti di lavoro e l’indipendenza energetica. Emblematica la dichiarazione: “la scelta che abbiamo davanti non è tra salvare l’ambiente o salvare l’economia ma tra prosperità e declino”. E ha candidato l’America alla guida di questa sfida.

E’ il momento per l’Europa di investire, a partire dal vertice di Copenhagen in programma a fine anno, il capitale di credibilità accumulato con la ratifica del protocollo di Kyoto e con scelte unilaterali come l’impegno del “pacchetto 20-20-20” che impegna gli stati membri entro il 2020, a ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, aumentare al 20% l’energia prodotta da fonti rinnovabili e migliorare del 20% l’efficienza energetica. Appare oggi finalmente concreta, infatti, la prospettiva di un accordo globale sul clima che coinvolga anche i paesi emergenti.

Questo significa anche rafforzare l’azione comune europea nelle politiche legate all’indipendenza energetica, alla ricerca, all’innovazione, coordinando le politiche sull’approvvigionamento di materie prime e investendo sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sulla ricerca nel nucleare di quarta generazione, sul confinamento della CO2.

La Comunità europea era nata anche per l’energia, quella spinta iniziale va rinnovata.

Per l’Italia si tratta di recuperare un ritardo accumulato negli anni di governo del centrodestra, che aveva nell’amministrazione Bush l’unico partner occidentale affine in atteggiamenti scettici e persino negazionisti.
 
La sfida dell’ambiente si incrocia poi in particolare in Italia con quella dell’innovazione e della qualità, fondamentali per la competitività della nostra economia e vede nella vitalità delle nostre imprese un’importante strumento. Del resto la vicenda dell’accordo Fiat-Chrysler, impensabile senza le nuove politiche energetiche, è una straordinaria metafora di quanto stiano cambiando gli scenari di solo pochi anni fa.
  

L’Unione di Centro (1 pagina)

L’UDC presenta il suo programma in 9 punti di cui nessuno dedicato all’Energia o all’Ambiente. Vi figura tuttavia un riferimento al punto 5 “Casa”:

Occorre incentivare la costruzione o la ristrutturazione di case sicure, antisismiche e all’avanguardia sul piano del risparmio energetico.

 

Italia dei Valori (1 pagina)

Nel suo programma in 12 punti, l’IDV colloca al secondo posto lo “Sviluppo delle Energie Rinnovabili“: in esso vi si legge:

Istituzione di consorzi europei per lo sviluppo energetico rinnovabile per poter competere a livello internazionale e accantonamento delle tecnologie legate al nucleare.

 

Lega Nord (62 pagine di testo)

La Lega propone, più che un programma specifico per queste elezioni, una raccolta molto ampia dei principi e dei valori che la muovono (“oggi come ieri” sembra essere il messaggio). Pertanto, ai fini di questa presentazione, risulta impossibile riportarne l’intero capitolo 8 (su 11). Straordinariamente quindi (il rischio è sempre quello di non riportare perfettamente completo e corretto il messaggio che il partito vuole dare) ho selezionato i punti in cui la Lega propone la sua linea rispetto all’argomento in esame. A causa di tale necessità e di una certa marginalità rispetto al tema Energetico, non ho riportato nessun elemento del secondo sottocapitolo: “Autosufficienza territoriale nella gestione dei rifiuti“. Rimando pertanto alla lettura integrale del capitolo. Dal primo sottocapitolo: “Politiche climatiche e tutela della nostra economia

La Lega Nord ritiene che la difesa dell’ambiente debba attuarsi evitando condotte intransigenti ed orientandosi, invece, verso la ricerca di un giusto e corretto equilibrio fra le politiche di protezione del territorio e il progresso economico; un ambiente dove l’uomo sia integrato con i valori di una società naturale in cui la tutela delle risorse rappresenti non un problema ma un’opportunità di sviluppo e di preservazione delle tradizioni e del patrimonio genetico tipici delle diverse realtà locali. L’uomo non più, quindi, come estraneo, ma quale parte integrante di un sistema complesso e quale tassello imprescindibile per uno sviluppo sostenibile del territorio.

 […] Da qui la richiesta [in riferimento alla gravosità del pacchetto europeo 20/20/20], appoggiata dalla Lega Nord, di ridiscutere un progetto che, così come definito, avrebbe determinato, altrimenti, scenari assai difficili, soprattutto nella scelta delle strategie nazionali di tutela ambientale e di lotta all’inquinamento atmosferico; scenari che avrebbero finito per ripercuotersi sulle imprese e sul nostro sistema produttivo, con il forte rischio di possibili processi di delocalizzazione delle nostre aziende, senza contare tutto quello che ne sarebbe conseguito in termini di competitività e dal punto di vista sociale e occupazionale. […] La Lega Nord ha ritenuto così assolutamente ragionevole l’esigenza di una riflessione che fosse accompagnata da interventi rivolti a ridurre gli squilibri riscontrati fra i vari Paesi e a definire un quadro di oneri sostenibili per l’Italia. Proprio la necessità di riconoscere le peculiarità territoriali italiane come, per esempio, il ruolo determinante rivestito dal settore manifatturiero (fra cui il comparto dell’acciaio, quello della carta, del vetro, ecc.) nel nostro sistema produttivo, e la consistente presenza delle piccole e medie imprese, ha portato alla richiesta di revisione del progetto europeo. Questo, evidentemente, non significa mancanza di sostegno alle politiche di lotta ai cambiamenti climatici, ma piuttosto rivendicazione di sacrifici ragionevoli ed in linea con benefici realmente raggiungibili. Tanto più in considerazione del particolare momento di difficoltà attraversato dall’economia mondiale.

La risposta che va data in materia di difesa dell’ambiente a livello europeo è senz’altro quella del sostegno a strategie che puntino a stimolare uno sviluppo sostenibile, ma allo stesso tempo le azioni da intraprendere non devono essere tali da provocare scompensi ai sistemi produttivi ed economici dei territori interessati.

La mancanza di iniziative negli anni passati va superata, oggi, con l’adozione di politiche che mirino ad una diversificazione energetica, favorendo le fonti pulite, il risparmio energetico e contenendo le emissioni di gas serra in atmosfera con le nuove tecnologie e il sostegno alla ricerca. L’Unione europea, in questo senso, riveste l’importante ruolo di difendere le esigenze dell’ambiente, ma deve anche ascoltare i legittimi interessi nazionali di tutela delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini, contro l’eccessiva burocrazia e non lasciandosi influenzare, invece, da derive ideologiche ambientaliste o da interessi economici. Solo così e con un progetto comune, potrà presentarsi come seria e autorevole interlocutrice al tavolo delle varie conferenze mondiali sul clima (a partire dalla conferenza di Copenaghen del 2009 che dovrebbe fissare gli obiettivi e gli impegni in campo ambientale di tutti i Paesi del mondo nel periodo compreso fra il 2012 e il 2020).

Dal terzo sottocapitolo “Sviluppo energetico nazionale e ruolo del territorio“:

Per questo, la Lega Nord ritiene siano indispensabili, in campo energetico, misure ed interventi non più prorogabili e che mirino al raggiungimento della massima autosufficienza possibile. Un federalismo energetico, quindi, da attuarsi a livello nazionale ma anche a livello regionale, puntando sulla produzione di energia dove la richiesta risulta più elevata e nelle zone di maggior utilizzo. In questo senso il territorio assume un importante ruolo che lo deve vedere come attivo protagonista e non in posizione di conflittualità riguardo alla prioritaria esigenza di realizzare impianti energetici strategici (pur nel rispetto delle specifiche realtà locali). 

In tema di approvvigionamento energetico, in particolare, si devono incentivare le fonti rinnovabili (ossia quelle fonti che, a differenza dei combustibili fossili, possono essere considerate inesauribili e con un impatto sull’ambiente trascurabile) come eolico, solare, e geotermico, ma questo non è sufficiente. Considerata, infatti, la necessità di dover sostenere il fabbisogno nazionale e la nostra economia ed in considerazione dell’aumento della richiesta di energia nel prossimo futuro e delle sempre maggiori incertezze economiche legate all’utilizzo del petrolio, occorre individuare altre soluzioni, che portino ad una decisa diversificazione energetica; fra queste rientra anche l’energia nucleare, una fonte ad emissioni zero in atmosfera ed in linea con le politiche europee e gli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. […] Tutte le sfide energetiche presentano problematiche che riguardano sia il tema dell’approvvigionamento, sia quelli della dipendenza energetica che della sicurezza; a questi dobbiamo aggiungere, naturalmente, l’aspetto dei costi dell’energia che finisce per ricadere sui sistemi produttivi e sui cittadini.

[…] Se vogliamo però raggiungere una maggiore indipendenza e ridurre l’impatto economico della fattura energetica, dobbiamo orientarci verso un mix equilibrato di fonti, evitando dannose e antiquate preclusioni. Poiché nulla è esente da rischi (pensiamo alle dighe da cui deriva la pulitissima energia idroelettrica, protagoniste in passato, anche di episodi purtroppo tragici per il nostro territorio), devono essere superate posizioni preconcette e ideologiche, come veti e chiusure ad altre possibili soluzioni. La stessa Unione europea, infatti, non solo indica nella diversificazione energetica la strategia da seguire, ma dispone piena libertà, per ciascun Stato membro, di ricorrere alle fonti energetiche che ritiene più opportune, nel rispetto dei principi di tutela dell’ambiente e di sicurezza energetica.

 

Radicali – Liste Bonino e Pannella

Nonostante una cospicua ricerca, non sono riuscita ad individuare alcun documento programmatico scritto. Rimando dunque al loro sito per ogni approfondimento.

 

Rifondazione – Comunisti Italiani (ca. 2 pagine)

La lista Rifondazione – Comunisti italiani auspica la riforma del Patto di Stabilità “per la piena occupazione e la riconversione sociale ed ambientale dell’economia“, un “radicale mutamento della missione [della Banca Centrale Europea], che deve essere tesa a promuovere uno sviluppo socialmente equo e ambientalmente sostenibile” e la “ripubblicizzazione di quanto privatizzato” tra cui “l’energia“.

Nel punto programmatico dedicato all’Ambiente (quarto su 5), intitolato “Per un’Europa dell’ambiente, della sovranità alimentare e delle generazioni future” le proposizioni sono le seguenti:

Questioni climatiche e sociali sono correlate. La risposta alla crisi sta anche in un nuovo intervento pubblico in economia per la riconversione ecologica del sistema produttivo, per rispondere al cambiamento climatico e  modificare il nostro modello produttivo e consumistico.

  • Chiediamo una piena applicazione degli obblighi firmati dall’Unione Europea in tutti i settori relativi alle politiche climatiche ed energetiche.
  • Per ridurre le emissioni globali, per aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Siamo contro l’uso del nucleare, sia civile che militare (pericoloso e costoso).
  • L’acqua è un diritto fondamentale dell’umanità, un bene universale che deve rimanere pubblico. Siamo contro ogni  privatizzazione o mercificazione dell’acqua.
  • La sovranità e la sicurezza alimentare, la multifunzionalità dell’agricoltura sono obiettivi strategici di un nuovo modello agricolo europeo finalizzato alla tutela dei consumatori, alla valorizzazione dell’agricoltura biologica e dei prodotti tipici, al rifiuto degli OGM, alla salvaguardia della biodiversità, del territorio e del paesaggio.

 

Sinistra e Libertà (11 pagine)

Il primo riferimento all’Ambiente nel programma di Sinistra e Libertà compare nella critica iniziale al modello economico liberista: “La ricetta economica liberista […] trascurando […] l’ambiente […]“ (dove “ambiente” figura quarto e ultimo nell’elenco degli ‘elementi trascurati’). Si rileva in seguito come la crisi attuale sia anche di natura ambientale (seconda ‘natura’ della crisi sulle 5 proposte) e si sottolinea come anche l’Ambiente sia tra i valori dell’Europa (quinto su 7). Viene poi ricordato l’impegno degli euro-deputati della legislatura uscente, ora candidati per Sinistra e Libertà, per il “pacchetto clima” (primo impegno tra gli 11 ricordati nella prima serie) e per “controbattere le bugie del governo a proposito dei costi del pacchetto energia” (ultimo tra i 5 della seconda serie).

Tra “le idee e gli impegni per la prossima legislatura europea” figurano al primo e al secondo posto su 4 gli impegni, rispettivamente, a “combattere la crisi con un nuovo sviluppo e la riforma ecologica dell’economia” e a creare “un nuovo modello sociale, ambientale, tecnologico“. All’interno del primo si auspica che il Patto di Stabilità venga ridiscusso “introducendo parametri occupazionali e ambientali” e che l’Europa ripensi la politica industriale europea per competere nel mercato mondiale “sulla qualità, non certo sul costo del lavoro o sulla distruzione dell’ambiente“. A tal fine, e in riferimento alla crisi:

Si può uscire solo puntando su un “green deal” mondiale, un nuovo corso economico ecologicamente e socialmente sostenibile a livello planetario. A questo “green deal” la UE può e deve dare un contributo decisivo. In particolare la Unione Europea deve tenere fede agli impegni assunti, al proprio interno e nelle sedi internazionali, rafforzando il protocollo di Kyoto con gli ulteriori obiettivi europei di riduzione di CO2, puntando con decisione e assoluta priorità sulle energie rinnovabili, che possono dare sviluppo a un nuovo tipo di politica industriale.

All’interno del secondo impegno:

Bisogna prevedere che il sistema degli aiuti alle imprese contenga vincoli, per chi li riceve, in modo che […] sia spinto ad innovare nel senso della sostenibilità ambientale e della sua responsabilità sociale.

[…] Dopo l’approvazione del pacchetto energia, è ora necessario dirigere gli investimenti pubblici europei e nazionali verso “l’economia verde”; in particolare nella riqualificazione energetica delle costruzioni e nella vivibilità delle città, nel risparmio energetico, nelle energie rinnovabili, nei trasporti pubblici, nell’informatica e nel telelavoro. Questo avrà un triplo vantaggio: ridurrà la nostra dipendenza energetica, diminuirà le emissioni e rilancerà l’industria europea verso una nuova rivoluzione ecologica. L’Europa è leader nel settore dell’energia rinnovabile e dell’economia verde. Secondo stime della Commissione Europea, ci sono già 3,5 milioni di lavoratori impegnati nella green economy in Europa. Con un piano di investimenti coordinato, che tocchi i settori dell’edilizia, della produzione energetica e dei trasporti, si possono creare milioni di posti di lavoro qualificati che, dato il loro forte legame con il territorio, non sono delocalizzabili.

In questo contesto, il ritorno dell’energia nucleare in Italia e la volontà di usare fondi europei per finanziare nuove centrali – da aggiungere a quelli ingenti che già oggi finanziano sicurezza e ricerca- rappresentano una scelta profondamente sbagliata. L’energia nucleare non é la soluzione per i cambiamenti climatici. L’industria nucleare negli ultimi 30 anni non ha risolto né il problema della sicurezza, né quello delle scorie radioattive, né quello della proliferazione dal nucleare civile a quello militare. Imbarcarsi nella costruzione di centrali nucleari di terza generazione, già vecchie oggi, significa rinunciare a investire in energia pulita. Significa compiere un errore economico oltre che  sul versante della sicurezza e dell’ambiente. Perché non ci sono le risorse per fare tutte e due le cose, né in Europa né in Italia. O si investe subito in rinnovabili e risparmio energetico, creando centinaia di migliaia di lavori e imprese verdi; o si punta su poche centrali nucleari fra venti anni, affidate a grosse imprese in realtà assistite dal denaro pubblico. La scelta da fare é per noi chiara. In ogni caso è indispensabile che l’Europa si doti di una rete di sicurezza comune capace di tenere sotto controllo le centrali nucleari già esistenti.

Sempre nel secondo punto, in merito alla riforma della Politica Agricola Comune, si augura che essa punti a “[diffondere] la pratica del ciclo corto e della stagionalità, per ridurne i costi economici e ambientali” (secondo principio di riforma su 4), affinché ”contribuisc[a] alla lotta ai cambiamenti climatici” (primo dei 3 fini auspicati).

Infine, negli ulteriori punti, si invoca un “sistema comune di asilo europeo per i rifugiati e i profughi che chiedono protezione da guerre, dittature o disastri ambientali” e l’inserimento in “tutti gli accordi commerciali stipulati dall’UE […] clausole appropriate a favore dei diritti umani, sociali e ambientali“.

 

Partito Comunista dei Lavoratori

Nel sito del PCL non rinvengo alcun Programma relativo alle attuali Elezioni Europee. Rimando tuttavia ad un breve “Documento Programmatico” del 16 aprile 2009 riferito alle amministrative di Finale Ligure dal titolo “Il PCL e l’Energia Fotovoltaica: l’esempio di Finale Ligure“.

L’Autonomia

Sul sito dell’alleanza tra MPA, La Destra, Alleanza di Centro e Pensionati non compare un programma politico vero e proprio, tuttavia viene fatto esplicito riferimento ad un progetto politico fondamento dell’intesa. Rimando dunque alla presentazione che ne viene fatta sul sito e che potrebbe essere letta come una sorta di “programma”. In essa, ad ogni modo, non compare alcun riferimento né alla Questione Energetica né alla Questione Ambientale.

 

I Liberaldemocratici

I Liberaldemocratici suddividono il loro programma in 5 macroaree di azione politica: tra esse la seconda (dopo la macroarea “Economia”) è dedicata all’Ambiente.

Tuttavia vi è fatto un riferimento già nella prima sezione allorché considerano che

L’Europa dovrà costruire e consolidare la propria leadership nei settori più importanti della ricerca: salute, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nanoscienze, nanotecnologie, materiali/nuove tecnologie di produzione, energia, ambiente e spazio. In tale prospettiva dovrà rafforzare i legami tra l’industria e la ricerca attraverso “iniziative tecnologiche congiunte”, che combinino investimenti privati e finanziamenti pubblici.

[…] In particolare, le tecnologie per il risparmio energetico e per le fonti rinnovabili offrono la possibilità di coniugare ambizioni di crescita ed elevata preparazione dei giovani, ricerca e applicazione. Sviluppare la domanda e sostenere l’offerta in questo campo deve essere una priorità: l’Europa -come noto- ha un ruolo guida con gli obbiettivi di lungo periodo imposti dal cosiddetto Pacchetto Clima.

Ecco invece quanto auspicato nella macroarea politica individuata come “Ambiente”:

 

Volano della crescita

L’Unione europea e la comunità internazionale hanno spinto gli stati membri nella direzione di più alti e diffusi standard in campo ambientale.
I Liberal Democratici hanno espresso con chiarezza la convinzione secondo cui la concezione dell’ambiente quale costo, vincolo allo sviluppo e alla produzione industriale è ormai definitivamente superata. Investire, quindi, in strategie e risorse in grado di garantire la sopravvivenza e la qualità di vita del genere umano rappresenta uno straordinario volano di crescita e sviluppo non solo nel lungo periodo ma anche nel medio.

Per le energie rinnovabili e il risparmio energetico

L’Europa, con la presentazione del nuovo Pacchetto Clima, tra le cui misure si evidenzia la radicale riforma del tetto massimo delle emissioni a livello comunitario (almeno il 20% fino ad arrivare al 30% per i gas serra) spingerà tutti i paesi membri verso tecnologie produttive pulite.
L’obiettivo della Commissione europea mira a garantire che l’innalzamento della temperatura media a livello mondiale non superi di oltre 2 gradi C° i livelli dell’era preindustriale.
Il ritardo del nostro Paese in merito all’utilizzo delle FER è sostanziale (si consideri che dovremo raggiungere il 17% sul totale dei consumi entro il 2020 partendo dal 5,2% attuale).
Noi Liberal Democratici puntiamo sulle energie rinnovabili e ci impegniamo affinché anche nel nostro Paese siano raggiunti gli obiettivi richiesti dall’Unione Europea, purché sia sempre assicurato al nostro Paese libertà e flessibilità nella scelta delle opzioni su cui puntare (biomasse, geotermico, fotovoltaico…). Per ciò che attiene l’energia eolica vanno, tuttavia, considerati sfavorevolmente gli impatti sul piano paesaggistico a fronte della ridotta potenza energetica prodotta.
Per ciò che attiene ai biocarburanti concordiamo sul loro utilizzo e diffusione ma chiediamo garanzie sulla loro sostenibilità ambientale e sulla tutela della biodiversità.
Dobbiamo puntare con decisione sul risparmio energetico, realizzando, in linea con l’obiettivo comunitario, la riduzione del 20% del consumo totale di energia entro il 2020, concentrando la nostra azione sul settore dei trasporti, edilizia  e sulla maggiore efficacia nella trasmissione e distribuzione dell’elettricità.
Ciò comporterà così una riduzione delle emissioni di quasi 800 milioni di tonnellate all’anno e comporterà per i consumatori privati un riduzione dei costi energetici. Anche attraverso il risparmio energetico si stimolano gli investimenti in tecnologia e si sostiene l’occupazione.
Nel nostro Paese, con la predisposizione da parte del Governo del cd “Piano Casa”, si è persa una preziosa opportunità per incentivare con decisione il risparmio energetico.
Infatti, I Liberal Democratici hanno sostenuto con forza la necessità che la possibilità di aumentare la cubatura di un immobile fosse imprescindibilmente legata alla prova di aver migliorato l’efficienza energetica e/o aver installato impianti per  fonti energetiche rinnovabili nell’immobile stesso.

I Liberal Democratici, inoltre, auspicano che l’Unione Europea, sin dai prossimi summit internazionali (G8 e soprattutto Conferenza di Copenhagen di dicembre prossimo) rafforzi la sua azione persuasiva e di stimolo nei confronti delle grandi economie in crescita, come India e Cina, in direzione di un accordo globale su un regime multilaterale rafforzato tale da far fronte ai cambiamenti climatici che possa essere sollecitamente ratificato e messo in atto.

Rifiuti

Situazioni caratterizzate dalla straordinarietà gravità in tema di gestione e smaltimento di rifiuti quale la drammatica situazione verificatasi nel nostro Paese, segnatamente in Campania, rischiano di ripetersi non solo nel contesto italiano ma nel resto dell’Europa in virtù dell’allarmante dato della continua e costante crescita della produzione di rifiuti in tutti gli stati membri (è circa mezza tonnellata la quantità di rifiuti urbani prodotta ogni anno dai cittadini europei).
Noi Liberal Democratici riteniamo, in armonia con quanto stabilito dall’ultima direttiva sui rifiuti del giugno scorso, che la soluzione del problema vada ricercata nella prevenzione e nel contestuale sviluppo dei protocolli avanzati per la riduzione e minimizzazione del rifiuto, a partire dalla lotta all’over-packaging.
Va rifiutata con forza l’automaticità del processo “Più crescita economica- Più prelievo di risorse- Più produzione di rifiuti”, come dimostrato anche da rilevatori “Eurostat”.

Infrazioni in campo ambientale

Il numero totale delle procedure d’infrazione a carico dell’Italia si attesta sulla cifra, poco lusinghiera di 164.
Sappiamo inoltre che di queste 164 infrazioni ben 43 sono riferite a violazioni in campo ambientale cioè oltre il 26%.
Un dato allarmante e clamoroso rispetto al quale il nostro Governo non è stato finora in grado di porre rimedio. Ci impegneremo affinché, ad una ragionata apposizione di limiti e soglie a livello europeo in campo ambientale, corrisponda un responsabile e più celere adeguamento degli stati membri.

 

Movimento Sociale Fiamma Tricolore

Nel sito ufficiale, anche alla sezione Elezioni Europee, non è presente alcun programma per la tornata elettorale attuale. Vi fugira il programma per le precedenti elezioni politiche della lista La Destra e Fiamma Tricolore.

 

Forza Nuova

Il programma è presente a questo indirizzo. Tuttavia non vi compare alcun riferimento alla Questione Energetica né a quella Ambientale.